giovedì 14 giugno 2012

ITALIA E AUTONOMISMO: PARLA FEDERICO SIMEONI DI FRONTE FRIULANO

Qui Libera Italia ha intervistato Federico Simeoni, responsabile del movimento politico autonomista Fronte Friulano ( Front Furlan in lingua friulana ) al fine di far conoscere meglio il pensiero e gli scopi di questo gruppo di cittadini del Friuli.

A cura di 
Renato Valusso



D.: Come nasce Front Furlan e quando? il vostro può essere definito un movimento "separatista" oppure più propriamente "identitario"?
Front Furlan nasce nel 2006 in reazione a quella che già all’ epoca era la deriva nepotista e di corruzione morale della Lega Nord. Noi che eravamo il gruppo di “non rassegnati” di estrazione autonomista che per anni hanno rappresentato l’ anima movimentista della Lega Nord friulana, ritenendo quel partito ormai irriformabile e constatando la mancanza sul territorio regionale un contenitore che raccogliesse in maniera seria le istanze di sovranità politica del Friuli, decidemmo di mettere in piedi una struttura nuova per cambiare le battaglie per l’ autonomia da uno stile “salottiero di maniera” in azioni di militanza attiva.
Separatismo è un termine che non ci piace, perchè come concetto banalizza le nostre motivazioni, che non sono dettate ne da pensieri di superiorità, ne egoismo.
Noi intendiamo spezzare l' attuale atteggiamento politico dei partiti che distribuiscono come elemosina sul territorio le tasse che ogni giorno vengono prelevate in maniera sempre più esosa ed insopportabile dalle tasche dei Friulani. Front Furlan pretende che venga finalmente riconosciuto che quella ricchezza nasce dal sudore del lavoro della nostra gente e che solo il popolo friulano deve decidere dove devono essere spesi i prodotti di tanta fatica. Il patto sociale che fino a ieri ha tenuto in piedi l' Italia si è rotto: quando uno stato preleva in tasse e tributi di più di quello che riesce a restituire in servizi, allora è ora di cambiare il patto sociale oppure lo Stato. Ognuno può interpretare la cosa come gli pare, ma l' imperativo è agire.
D.: Chi è Federico Simeoni e che cosa si ripromette di fare?
Federico Simeoni è un libero professionista che come tanti friulani si fa il mazzo dalla mattina alla sera cercando di portare a casa un reddito che gli consenta divivere dignitosamente assieme alla sua famiglia e di pagare le tasse per quel tanto che dovrebbe servire alla comunità in cui vive per crescere ed avere servizi adeguati.
Un giorno si è accorto che nonostante il 75% di quello che produce finisce in tributi e balzelli vari, ne lui a ne al la sua comunità corrispondono benefici reali. E si è stufato. Piuttosto di lamentarsi ha deciso di impegnarsi anche in politica per verificare di persona la gestione la cosa pubblica e cercare di mettere una pezza.
Cosa si ripromette di fare? Parafrasando San Francesco, cominciare con il fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. L’ obbiettivo? Spingere i friulani a combattere per l' autodeterminazione delle loro comunità rinegoziando la presenza dello Stato in Friuli, reclamando la competenza primaria in tutte le materie, in primis quella fiscale, per amministrare la Regione in maniera completamente indipendente, sul modello della provincia autonoma di Bolzano.
D.: Com'è oggi la situazione del Friuli nel contesto italiano e europeo e come potrebbe cambiare in meglio secondo te? 
La situazione generale del Friuli non è dissimile dal contesto delle altre regioni italiane ed europee.
Nel contesto europeo viviamo la stessa depressione economica e generale riduzione dei diritti civili indotti dal governo globale delle banche; in quello italiano subiamo l' atteggiamento dei partiti che distribuiscono come elemosina sul territorio le tasse che ogni giorno vengono prelevate in maniera sempre più esosa ed insopportabile dalle tasche dei Friulani.
In peggio rispetto ad altri abbiamo una continua erosione delle nostre prerogative di autonomia dovute all’ inconsistenza dei rappresentanti politici locali che ci fanno imporre di tutto: dall’ aumento della tassazione alle servitù di ogni tipo (TAV, elettrodotti, metanodotti, basi militari ecc.).
Le cose possono cambiare solo con la gestione diretta della cosa pubblica, con strumenti che diano alla popolazione friulana la possibilità di decidere ed incidere essendo coinvolta nelle scelte, senza deleghe in bianco ai gruppi dirigenti, come accade oggi. Per noi questo cambiamento si ottiene mediante il riconoscimento della “sovranità” e della “democrazia diretta”.


D.: In che rapporti siete con altri movimenti e gruppi autonomisti italiani? e con gruppi e movimenti indipendentisti stranieri, avete qualche contatto?

Da anni frequentiamo le convention che periodicamente riuniscono le realtà dell’ area padano-alpina e siamo in dialogo più o meno con tutte le realtà che spaziano dalla Val d’Aosta alla Toscana. Il problema è che questa è una galassia in continua ebollizione per dissidi personali tra i vari rappresentanti che fino ad oggi hanno impedito una continuità nei rapporti. Molti gruppi si formano e si sciolgono nell’ arco di pochi mesi. La presenza ingombrante della Lega Nord ha fatto poi tabula rasa di ogni battaglia autonomista, vanificandone gli ideali nobili. Forse adesso è il momento giusto per ricostruire, anche se non sarà una passeggiata.
A livello europeo abbiamo in corso la procedura di adesione al gruppo parlamentare europeo dell’ EFA/ALE (European Free Aleance), il principale contenitore di raccolta dei gruppi indipendentisti.


D.: Democrazia e indipendentismo: la vostra è un'idea di democrazia diretta dei cittadini? e se sì, a quale modello vi ispirate?

Come accennato prima, il concetto di democrazia diretta è imprescindibile. E’ quasi impossibile che un autonomista o un indipendentista siano fautori della democrazia rappresentativa. Chi lo fa è un impostore. Pensare di cambiare l’ attuale sistema di gestione, riducendolo solo a una scala più piccola sbaglia. Occorre rivoluzionare il metodo, ridare le leve del controllo al cittadino/contribuente. In quest’ ottica il modello non può essere che quello confederale e cantonale svizzero. Per il Friuli sarebbe un ritorno alle vicinie soppresse dal giacobinismo napoleonico.
D.: L'idea di Stato di Front Furlan qual é?
Il modello confederale elvetico, dove il principio di sussidiarietà mette le comunità al centro della gestione pubblica. Le decisioni vanno prese al livello più vicino al cittadino. La presenza dello Stato dovrebbe essere quasi impalpabile, il meno invasiva possibile. Meno pastoie burocratiche e servizi gestiti dalle strutture periferiche. Politici scelti in base alle capacità amministrative e non più trattati come vip da passerella.


D.: I più grandi nemici della vostra idea e del vostro movimento, secondo te?

I nemici più grandi che abbiamo non sono ne i partiti italiani ne la loro parassitaria classe dirigente. Sono le abitudini ed il conformismo del friulano medio che preferisce continuare a vivere nelle malsane certezze di questo sistema corrotto piuttosto che rischiare una nuova via che potrebbe essere la rivoluzione proposta dal Front Furlan.
Parlare di libertà con uno schiavo che è convinto di essere libero, è una fatica immane.
D.: I progetti tuoi e di Front Furlan per l'immediato futuro?
Stiamo lavorando per creare un coordinamento tra i movimenti e le associazioni che si interessano di autonomia politica e difesa del territorio, finalizzato a creare una lista indipendente da presentare alle elezioni regionali. Nel frattempo gireremo il Friuli per illustrare il progetto indipendentista propugnato dal Front Furlan e organizzeremo manifestazioni per sensibilizzare i nostri concittadini sulle vari battaglie che stiamo affrontando. Un primo assaggio è stato il picchetto anti-fisco inoccasione della visita del presidente della repubblica.
D.: Front Furlan è disposto a stringere alleanze e presumibilmente con chi?
Non abbiamo l’ illusione di essere ne gli unici e tantomeno i migliori. Dialogo con tutti, purchè si riconoscano negli ideali di autogoverno, democrazia diretta ed identitari. Porte chiuse per nostalgici, estremisti e corrotti.
D.: Come vedi il futuro dei giovani in Friuli?
Molto incerto. I migliori già se ne vanno per raccogliere opportunità che qui sanno non potranno mai avere. Gli altri sono rassegnati e fatalisti. Ma non è il modo giusto di affrontare il futuro, visto che ogni popolo il futuro se lo deve costruire. A loro chiedo più impegno. Gli spazi ci sono ma bisogna saperseli prendere. Io ho fiducia in loro; non voglio credere che siano disposti a lottare solo per difendere lo spritz in centro a Udine e non per mantenere le conquiste fatte dai loro genitori (vedi università, pensioni, diritti sul lavoro ecc.).
D.: Probabilmente molti devono ancora conoscervi meglio. Finora, da parte della gente, qual è stato l'atteggiamento predominante nei vostri confronti?
Nel primo periodo c’è stato molto scetticismo e diffidenza, come per ogni cosa nuova, poi mano a mano che è aumentata la nostra attività, soprattutto con le battaglie contro gli sprechi e la mala gestione, è aumentata la simpatia nei nostri confronti. Adesso abbiamo gente che ci chiama per ricevere e distribuire il nostro materiale informativo. Inoltre abbiamo ricevuto anche diversi attestati di solidarietà grazie alla coerenza che abbiamo saputo tenere nel corso degli anni.


Federico Simeoni

LINK UTILI :  Fronte Friulano Front Furlan - http://www.frontefriulano.org/
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