martedì 10 aprile 2012

FOGLIE SECCHE E PAROLA

Un marciapiede coperto
di foglie secche
e la sua ramazza
in movimento
e a ogni ramazzata
un pensiero
e un ricordo
uno via l'altro


l'infanzia lontana
il treno
che 
l'aveva portato
in Italia
assieme
ai suoi genitori
la casa
meta agognata
della fatica dei suoi
e poi
la nascita dei fratelli
la TV in bianco e nero
la scuola
quella maestra
vecchia, antipatica
e già allora
la sua passione
per lo scrivere
i diari colorati coi lapis
il suo mondo
segreto
fatto di parole scritte
che
non uscivano mai
a voce


e poi
il sole rotto
dell'adolescenza
la solitudine
la sofferenza
la malattia
che
gli rubava i pensieri
anche
se faceva
di tutto
per metterli sulla carta
non bastavano
tutta la carta
e tutto l'inchiostro
del mondo
per fermarli


e poi, di nuovo
la vita
ma non era
la stessa di prima
gli sembrava
quella di un altro
le stelle
erano cambiate
nel suo cielo


e poi
c'erano state
strade vuote
e polverose
e il trascinarsi
di un cane ferito
e per lunghi anni
aveva dimenticato
la penna


e c'erano stati
Natali freddi e vuoti
e salari
a mesi alterni


poi, lo sbando
il disastro
le sbarre
e quando era 
stato di nuovo libero
quella libertà
non aveva 
profumo


un mondo grigio
senza parole
e per non morire
si era aggrappato
a quella
maledetta ramazza


e, come ora, dai
una ramazzata
via l'altra
a voler cancellare
i pensieri
a voler cancellare
i ricordi


ma ecco
che
dopo tanti anni
sentiva
la parola
nuovamente salire 
in lui
e chiedere
prepotentemente
di essere scritta
di essere ascoltata
e ora scriveva
ancora
ma questa volta
non doveva
essere
sangue perduto
questa volta
la parola
deve essere scritta
per rimanere


e via le foglie secche
una ramazzata
via l'altra
se ne vanno
la parola
resta.


 R. V.

Nessun commento:

Posta un commento